La Divina Commedia - Inferno
 
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La Colonna

La colonna di distillazione era uno strumento straordinario!

Il Mastro Distillatore aveva trovato un modo per descrivere quell’oggetto a chi mai ne aveva visto uno: un cannocchiale rovesciato. La Colonna pareva un cannocchiale rovesciato, rosso e lucente ed altissimo: dodici metri se non di più, talmente alto da spuntar fuori dal tetto della fabbrica per quasi sei metri, con la base appoggiata ad un blocco di cemento grigio, sotto il quale, in un’oscurità torbida di vapori, si intravedevano defluire le borlande ancora bollenti del vino appena distillato.
Un cannocchiale fatto di rame: spezzoni di tubo alti due metri ciascuno, prima di centodieci centimetri di diametro, poi di novantacinque, di ottanta e così via, posti l’uno sopra l’altro e di sezione sempre più ridotta fino a raggiungere la cima. E lì l’ultima colonna, la più stretta ma la più importante: la colonna demetilatrice.
L’aveva fatta aggiungere egli stesso solo cinque anni prima; era stato il tocco finale; una raffinatezza! Poi, a chiusura dell’opera, aveva fatto ingabbiare tutta la struttura in un’intelaiatura di vetro e di ferro: che fosse protetta dalle intemperie. Ed attorno agli ultimi sfiati, in cima, aveva fatto costruire una piattaforma metallica, ingabbiata pur essa nel vetro e nel metallo, composta da tondini di ferro spessi un dito distanti tra loro quasi un centimetro. Una griglia di tre metri per tre, dove fermarsi ad osservare quel mostro benefico che, più sotto, sbuffava e borbottava alla ricerca del proprio equilibrio termico.